La comunicazione umana ai confini tra virtuale e reale

Un “pollice in su” su Facebook, scambi rapidi di informazioni, reazioni sulle storie di Instagram, emoji di risposta su Whatsapp, messaggi di testo uno in fila all’altro e qualche “visualizzato e non risposto”.

Cosa significa una società virtualizzata in questo momento storico?

Diciamocelo: ora più che mai siamo grati a madre tecnologia- fatto salvo per qualche “scocciatura”- per averci regalato la possibilità di rimanere in contatto con le persone di sempre (e anche quelle di una vita fa). Con una semplice video chiamata possiamo, in una “realtà virtuale”- che come tale rimane comunque una forma di realtà, seppure con regole, spazi e strutture tutte sue- mantenere la nostra socialità. Tuttavia, nella frenesia delle giornate ci troviamo spesso a comunicare tramite messaggi Whatsapp con amici e parenti e tramite e-mail con i nostri colleghi.

La percezione di distanza fisica si attenua, mentre vale la pena riflettere su ciò che accade alla nostra percezione di distanza emotiva.

Scorrendo le nostre chat si sprecano vocali, video, immagini, emoticon e quant’altro, intrisi dell’ansia del “visualizzato e non risposto”. Ed è da questo scorrere di continui scambi comunicativi, spesso a singhiozzo e interrotti da altre attività, pensieri o malumori che ci troviamo travolti. Sentiamo la nostalgia degli abbracci, delle risate nei locali, delle liti urlate in faccia, delle chiacchiere confidenziali durante l’aperitivo, della naturalezza del viverci. 

La comunicazione digitale svela, oggi più che mai, le due facce della medaglia: da un lato benedizione e soluzione, dall’altro limite e simulazione.

Come possiamo gestire al meglio la comunicazione per entrare in relazione in modo qualitativamente differente nei rapporti familiari, d’amore, amicali o lavorativi? 

Innanzitutto conoscendo meglio le dinamiche della comunicazione.

In merito al tema della comunicazione efficace, ci vengono in aiuto come mappa di riferimento gli assiomi della comunicazione di Paul Watzlawick. 

Watzlawick, uno dei maggiori esponenti della scuola di Palo Alto, ritiene che i comportamenti trasmettano sempre un messaggio e siano, quindi, da considerarsi comunicazione. Allo stesso modo, ogni comunicazione è anche contemporaneamente un comportamento. In aggiunta, la comunicazione si esprime attraverso la modalità verbale e non verbale, entrambe costituite da regole che ne garantiscono l’efficacia. Infrangere queste regole comunicative significa poter incappare in conversazioni disfunzionali.

1° Assioma – È impossibile non comunicare.

Vi sarà capitato, almeno una volta, di non ricevere risposta ad un messaggio oppure di trovarvi davanti ad un “muro di silenzio” e, di conseguenza, di esservi arrabbiati e indisposti. “Ma come”- potrebbe replicare il vostro interlocutore dopo una vostra sfuriata- “ma se non ti ho detto nulla! Poi ti avrei risposto!”. Ebbene, se ogni comportamento è comunicazione, noi nella non risposta stiamo comunicando qualcosa all’altro. Fosse anche l’essere stati troppo impegnati in quel momento. Fosse anche la non volontà di entrare in interazione. La comunicazione esiste sempre e se è inefficace, due o più persone finiscono per non capirsi. Una comunicazione non soltanto trasmette un’informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. 

2° Assioma – In ogni comunicazione si ha una metacomunicazione che regolamenta i rapporti tra chi sta comunicando.

La comunicazione ha due livelli: il contenuto che è ciò che stiamo comunicando e la relazione, ossia la tipologia di relazione tra gli interlocutori. É la comunicazione che porta con sé una metacomunicazione a parlarci della relazione tra le persone che stanno parlando. 

Cosa significa concretamente? Un esempio potrebbe aiutare.

Quando ricevete una notifica di un messaggio del vostro partner e in anteprima leggete: “Ti amo”, vi immaginate il tono della persona che l’ha scritto. Qui si incontra un doppio ostacolo: il primo è dato dalle fantasie che si possono fare circa il reale trasporto emotivo contenuto nel messaggio, il secondo è dato dal fatto che nella metacomunicazione non rientra solo il messaggio verbale, ma anche il non verbale. L’esempio diviene semplificato nel contesto di una video chiamata: se il vostro partner dovesse dire “Ti amo” facendosi distrarre dalla televisione o con tono inespressivo, questo svuoterebbe il contenuto stesso del messaggio (tanto da innescare interminabili discussioni e possibili fraintendimenti). 

3° Assioma – La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.

Andiamo per gradi. Innanzitutto cosa ci dice questo assioma? Ci rivela che non esiste una “punteggiatura”  oggettiva  (che ci indica chi parla e chi ascolta) e che la realtà che noi comunichiamo, intesa come sequenza di eventi, ci sembra veritiera ma sempre dal nostro personale punto di vista.

Ogni atto comunicativo è stimolo, risposta e rinforzo in relazione alle risposte dell’altro.  Poniamo, ad esempio, che scriviate al vostro fantomatico partner di cui sopra: “Lasciami da sol* per un po’, questa quarantena mi toglie qualsiasi certezza”. Molte sono le possibili risposte del vostro partner, ma prendiamo una: “Certo che sei sempre il/la solit*. Quando ti passa dimmelo”. Questa risposta potrebbe attivare una concatenazione di scambi comunicativi tali da portare al conflitto. Ma questo esito è dato dalla risposta che vi è stata data o è partita già dal primo messaggio che voi avete inviato? Dove sta il torto e dove la ragione?

Chi influenza chi? Gli scambi comunicativi in una relazione sono continui e si influenzano vicendevolmente.

Diventa, quindi, essenziale sapersi mettere nei panni dell’altro per comprendere non solo il proprio punto di vista, ma anche lo sguardo altrui. 

(…) In ogni forma di comunicazione, l’ io si confronta con un tu nell’orizzonte di un noi che fonde, e trascende, l’ io e il tu in una nuova dimensione dalla quale si esce cambiati, e non si è più quelli di prima.

In vita non c’è solo qualcuno che parla comunicando qualcosa, e qualcuno che ascolta, ricevendo qualcosa, ma ci sono contemporaneamente, anche nel silenzio ( si può comunicare con il silenzio e nel silenzio), un parlare e un ascoltare in una continua circolarità di esperienze che nascano dalla nostra capacità di emozionarci.

Eugenio Borgna

4° Assioma – Le comunicazioni possono essere di due tipi: analogiche e digitali.

Chiariamo che la comunicazione non verbale è di tipo analogico (es. segni, immagini) mentre la comunicazione verbale è di tipo digitale (es. parole).

Cosa rende una comunicazione efficace? Indubbiamente anche la coincidenza di queste due tipologie (analogica e digitale).

Prendendo il nostro amato esempio, sicuramente la distanza di questo periodo non ci aiuta a dare coerenza alle nostre comunicazioni. In generale, dire a qualcuno che lo si ama è, infatti, rafforzato da gesti, vicinanza fisica e sguardi che permettono di comunicare in modo più efficace questo sentimento. Per questo, tramite messaggio, vi sarete accorti che è spesso necessario utilizzare molte più parole e molti più scambi verbali di conferma di quanto avete detto o capito. 

5° assioma – Le comunicazioni possono essere di tipo simmetrico e di tipo complementare.

Per comunicazioni di tipo simmetrico si intende una comunicazione in cui i soggetti comunicano sullo stesso piano e con ruoli sociali analoghi (es. con i vostri amici). La comunicazione complementare, di contro, è caratterizzata da soggetti comunicanti che non si trovano sullo stesso piano, né nello stesso ruolo (es. mamma e figlio; datore di lavoro e dipendente; insegnate e allievo). Nella comunicazione complementare, la mamma o il datore di lavoro che si trovano nella posizione superiore (one- up), tenteranno di far sentire l’altro in posizione subordinata (one- down).

Cosa garantisce una comunicazione efficace (anche in quarantena)?
  • Ricordarsi che le parti coinvolte nella comunicazione sono entrambe anche ascoltatori
  • Porre attenzione alla forma con cui esprimiamo un messaggio
  • Ricordare la situazione in cui si trova il destinatario
  • Mantenere una coerenza tra il verbale e non verbale (analogico e digitale)
  • Tenere a mente il contesto in cui si comunica
  • Avere chiare le punteggiature e le pause della comunicazione 

“Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.”

Zygmunt Bauman

Bibliografia

  • “Pragmatica della comunicazione umana”, P. Watzlavick, 1967
  • “Verso un’ecologia della mente”, G. Bateson, 1972
  • “Parlarsi. La comunicazione perduta”, E. Borgna, 2015

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