Un giro di giostra sull’altalena emotiva capita a tutti di farlo, specie se si è in quarantena da… quanti giorni?
Tristezza, paura, ansia, incertezza e rabbia sono solo alcune delle emozioni e dei sentimenti chiamati in causa. Si annidano uno ad uno dentro di noi e la percezione dei primi giorni in cui sembrava di dover trovare obbligatoriamente delle attività per occupare il nostro tempo si è rivelata non necessaria.
La verità è che forse, questo periodo fuori dall’ordinario, non ci ha regalato molto tempo in più. Al contrario, ci ha messi in una condizione di scacco: obbligati a casa, rivestiamo più di un ruolo contemporaneamente richiedendoci grandi sforzi.
Tutte queste considerazioni, mi hanno portato alla mente una favola per adulti letta qualche anno fa: “Qualcosa“, di Chiara Gamberale.
Qualcosa di troppo in relazione al Niente
La storia, arricchita dalle illustrazioni di Tuono Pettinato, racconta il vissuto della Principessa “Qualcosa di Troppo“, una bambina e poi ragazzina caratterizzata sin dalla nascita dall’assenza di limiti e autoregolazione. Tutto ciò che vive è sempre smisurato, esagerato: piange troppo, urla troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. É diversa dagli altri e, anche per questo, è profondamente sola. I suoi coetanei invece, gli Abbastanza, non sono mai troppo: né troppo tristi, né troppo felici, né troppo attivi e via dicendo.
In questo “troppo tutto” giunge una prima grande sfida evolutiva: la perdita della madre. Questo dolore, così forte, così travolgente, così inspiegabile la porta a non provare più nulla. Le si crea un buco nel cuore e questo è troppo anche per lei.
E, come succede a ciascuno di noi quando siamo smarriti, inizia a errare. Un errare che porta sia allo sbaglio, all’errore, che letteralmente al vagare (nel suo caso all’interno del suo regno).
É proprio lì che incontrerà l’altro grande co-protagonista del libro: il “Cavalier Niente”. Insieme a lui, la principessa scoprirà il valore del silenzio, del “non-fare” e della noia scontrandosi involontariamente in tutto ciò da cui era sempre fuggita.
“Proprio grazie al non -fare e con un aiutino di Madama Noia, allora sì che potrai conoscerti e sapere chi sei! Pensa a com’è fatta una bottiglia. La sua parte più importante qual è?”
– “Quella che si riempie d’acqua”
“Esatto, la parte piena di vuoto! Grazie a quella parte, la bottiglia potrà venire riempita di acqua. Ma se quella parte è sporca, sarà sporca pure l’acqua.Quindi?”
– “Quindi?”
“Quindi, se non fai pace con lo spazio vuoto dentro di te, niente potrà mai davvero riempirti”.Chiara Gamberale
Questo forte cambiamento è anche una crisi per lei (vi è familiare il concetto di crisi in queste settimane, no?).
La crisi è anche una scelta. Che la si voglia vedere negativamente, come peggioramento di una situazione oppure positivamente, come spinta a una rinascita, una cosa è certa: implica un cambiamento.
Qualcosa di Troppo, dopo essersi rifugiata in un mondo virtuale e per lei finto, scoprirà- attraverso la ricerca dell’amore di un principe sempre allegro, un conte sempre triste, un duca sempre nel giusto- di sentire una profonda nostalgia di Niente.
Nello scambio di battute finale tra Qualcosa di Troppo e il Cavalier Niente emergerà la volontà di mettere ordine e la profonda consapevolezza che i loro due estremi caratteristici del “troppo” e del “niente” necessitano di un punto di incontro per permettere una nuova apertura sul mondo. Non fare o non sentire niente, così come fare o sentire troppo pone sempre in una condizione di incompletezza. É da questo viaggio di ri- scoperta che la principessa Qualcosa di Troppo si ribattezzerà semplicemente come “Qualcosa”.
Cosa fare con il buco che abbiamo dentro? Smetterla di guardarlo da fuori. Entrarci dentro per accettarlo, più che per ripararlo.
Che differenza c’è tra l’ avere voglia di fare qualcosa e avere bisogno di fare qualcosa?
Abbiamo tanto tempo a casa e poco tempo libero. Tuttavia, possiamo ricavarci un piccolo spazio per guardarci dentro e dare un nome alle nostre paure, riconoscere i nostri limiti, dare un senso ai nostri errori. Se è vero che errando si impara, è essenziale e prezioso regalarci uno spazio di apprendimento, di crescita interiore e di crescita personale. L’ansia del vuoto ci spinge a riempirci continuamente le giornate di tutto ma forse potremmo tutelarci dal “Troppo”, nostro e altrui, e regalarci un po’ di “Niente”.
“Sopporta il buco.
Quando succedono cose troppe brutte ci mettiamo un po’ ad accettarle, tanto che all’inizio non ci sembrano nemmeno vere.
E, mentre la testa prende tempo per capirle, il cuore ci diventa un pezzo di groviera.
Quindi non lo odiare, il tuo buco.
Accarezzalo ogni tanto, ma non ti ci affezionare troppo, altrimenti non passerà mai.
Se lascerai stare il buco e lo accetterai senza tanti starnazzi, vedrai che entro un anno si restringerà da solo e diventerà addirittura qualcosa di prezioso da avere dentro di te.
Come un passaggio segreto, ecco.
E poi magari di nuovo si allargherà e di nuovo si restringerà, perchè i buchi che abbiamo nel cuore fanno così.
Ma tutto passa, ragazzina.”
Ognuno di noi può leggere questo romanzo con le proprie lenti personali e riversare in esso un po’ di sè, specchiarsi nelle proprie incertezze ed entrare delicatamente nel vuoto delle proprie perdite e nella riscoperta di emozioni quali la meraviglia e la sorpresa.